Cantieri mobili 2021 - ISTITUTO STORICO MACERATA

Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea
"Mario Morbiducci"
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CANTIERI MOBILI DI STORIA
Terre e memorie in movimento
COME METTERE IN SICUREZZA LA STORIA E LA MEMORIA DEI PAESI DEL SISMA
ESPERIENZE NAZIONALI A CONFRONTO
Martedì 11 maggio (ore 16)
- Gabriele Ivo Moscaritolo, autore del libro Memorie dal cratere, Storia sociale del terremoto in Irpinia – Archivio Multimediale delle Memorie// Ricostruire il ricordo. Esperienze e memorie del terremoto irpino
- Caterina Benelli , Università di Messina – Centro ricerche e studi autobiografici “Athe Gracci” Lua// Raccontare comunità: per una pedagogia della memoria
- Anna Maria Pedretti, Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari // Scrivere e raccontare di sé nei territori dopo il sisma
Introduce Francesco Bartolini (Istituto Storico di Macerata) - Coordinano Paolo Coppari (Cantieri Mobili di Storia) e Augusto Ciuffetti (Università Politecnica delle Marche)
    Link collegamento https://bit.ly/2RglXPN
Lunedì 24 maggio (ore 16)
- Gabriella Gribaudi, Università degli Studi di Napoli Federico II, responsabile scientifica dell’Archivio Multimediale della Memoria, La memoria delle catastrofi naturali
- Metella Montanari, Istituto Storico di Modena // Cosa vorranno sapere domani? Il progetto per il Centro documentazione sisma 2012
- Antonio Di Giacomo, ideatore e curatore del progetto “Lo stato delle cose. Geografie e storie del doposisma”
Coordinano Marco Giovagnoli (Università di Camerino) e Marco Moroni (Centro Studi Acli Marche)
Giovedì 3 giugno (ore 16)
Incontro conclusivo con associazioni, gruppi di ricerca, fotografi, documentaristi, docenti e biografi di comunità delle aree appenniniche. Interverrà il prof. Pietro Clemente[1].
APPUNTI DI LAVORO PER I TRE INCONTRI
“Un terremoto- scriveva Marco Giovagnoli nel gennaio 2108[2]- solleva polvere e parole. La prima, a più di un anno di distanza, si è posata […]. Le seconde rimangono ancora nell’aria. Dalle parole disperate dei primi minuti a quelle di resistenza subito seguite; da quelle di accorata richiesta di aiuto a quelle del fare operoso dei soccorritori; da quelle dei social a quelle della politica, della società civile, della religione, degli intellettuali e dell’Università, dei media locali e nazionali […]. Mai come nel caso di una catastrofe quale un terremoto [..] è bene mantenere viva la memoria delle cose dette e degli accadimenti. Perché questa “mente collettiva” ricorda ciò che è stato fatto, ciò che dovrà essere fatto, ciò che al contrario non è stato fatto.”
 
Il terremoto ha generato molte narrazioni che non possono essere disperse e dovrebbero confluire in una sorta di archivio digitale della memoria collettiva, da progettare e organizzare in base a ciò che dovrà accogliere. Questa ampia documentazione può costituire un significativo passo in avanti, utile per arricchire il patrimonio di conoscenze  e per  evitare sovrapposizioni nella progettazione di nuove iniziative; utile  soprattutto per chi voglia sviluppare reti e riflessioni.  Dall'archivio potrebbero partire infatti nuove proposte e nuovi progetti che coinvolgano le popolazioni: un archivio dunque che non sia un semplice deposito di conoscenze,  ma – come scrive Pietro Clemente- uno “spazio immaginativo e luogo di navigazione per il futuro”.
 
Obiettivi:
 
1.      MEMORIA MULTIMEDIALE // CONSERVAZIONE E TUTELA
 
Recupero, selezione, raccolta, archiviazione di :
 
-          fonti/documentazione scritta (pubblicazioni, atti amministrativi, convegni) e orali (archivi radiofonici)
 
-          videoproduzioni, audiodocumentari, podcast
 
-          lavori di fotografia sociale e documentaria
 
-          memorie personali e di comunità
 
-          racconti e narrativa
 
 
2.      DALLA CONSERVAZIONE ALLA VALORIZZAZIONE…
 
Una struttura, come quella dell’archivio digitale, intende custodire la memoria, ma anche valorizzarla e attivarla mediante la periodica promozione di temi di indagine e discussione sulle trasformazioni sociali, ambientali ed economiche dei territori appenninici. Sarebbe utile a tal fine:
 
·         fare rete con altre esperienze in Italia, comunicando e condividendo le rispettive storie e strategie;
 
     
  • offrire occasioni      di formazione e riflessione a tutti coloro che lavorano nelle agenzie      educative del territorio e, in particolare, nella scuola.
 
 
3.      ....E ALLA PRODUZIONE DI MEMORIA COME PRESIDI DEL TERRITORIO
 
Occorre inoltre costruire un ampio e diffuso laboratorio di storia orale, raccogliendo testimonianze, narrazioni, ricordi, racconti sull’Appennino dell’alto maceratese, relativi non solo al terremoto, ma anche alla cultura materiale, i mestieri, le tradizioni, la cultura. Insomma, un vero e proprio archivio della memoria di un intero territorio, da mettere a disposizione degli studiosi e delle comunità locali, colto in tutte le sue più diverse espressioni, amplificando quello che è stato fatto su Ussita per la Guida non turismo. Si potrebbe costruire un “grande” racconto collettivo del nostro Appennino dagli anni Sessanta ad oggi, toccando tutte le questioni emerse in questo lungo periodo di profonde trasformazioni, ma anche di perdita di importanti pezzi della cultura contadina, del mondo della pastorizia, delle economie del bosco e delle modalità di vita che caratterizzavano i tanti paesi dell’area montana.
 
In un’operazione di questo tipo, ogni comunità sarebbe chiamata a svolgere un ruolo attivo, cioè ad impegnarsi nella raccolta delle testimonianze e si potrebbe anche pensare di aprire una sorta di centro di documentazione o anche più “antenne d’ascolto” dislocate lungo i diversi cammini (il cammino delle terre mutate, il cammino francescano, ecc.) che attraversano le nostre montagne, con la possibilità per i camminatori di accedere direttamente e in tempo reale ai ricordi delle terre che stanno attraversando.
 
 
4.      STESURA  DI UN DOCUMENTO DI LAVORO FINALE al termine dei tre incontri
 

 
   
 
[1] Pietro Clemente  Professore di Antropologia Culturale presso l’Università di Firenze in pensione,  già docente nelle Università di Siena e di Roma, è Presidente onorario della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demo-Etno-Antropologici (SIMBDEA); presiede il consiglio scientifico  della Fondazione Museo Guatelli, è membro della giuria del Premio Silvia dell’Orso,  membro della redazione della rivista Lares e della rivista Antropologia Museale, è autore di saggi su tematiche della cultura popolare, dei musei, della storia dell’antropologia. Ha ricevuto il Premio Cocchiara per gli studi demoetnoantropoloigi per il 2018. Tra gli scritti recenti: Pietro Clemente, Le parole degli altri. Gli antropologi e le storie della vita, Pisa, Pacini, 2013. È Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea ISRSEC “Vittorio Meoni
[2] Marco Giovagnoli, Piccolo dizionario sociale del terremoto, Cromo Edizioni, 2018
 
 
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